Un film di Werner Herzog. Con Bruno S., Brigitte Mira, Walter Ladengast Titolo originale Jeder für sich und Gott gegen alle. Drammatico, durata 110 min. - Germania 1974.
L'incomprensibile, l'impenetrabile e l'impreparazione cronica umana di capire e sopratutto accettare ciò che è diverso porta a considerare quello che è fuori dall'ordinario come un fenomeno, un “freak”, qualcuno da compatire con patetica pietà. Ma chi è davvero diverso? Chi è davvero malato, strano, deviato? Chi cerca di vivere la sua natura? Oppure chi le altre nature non riesce ad accettarle? Esiste solo una natura? Solo una visione sociale della vita e dell'uomo? La vera storia di Kaspar Hauser (che sia stato un impostore o no) dimostra come l'uomo sia governato da influenze sociali che ha costruito egli stesso e di cui ora è solo vittima inconsapevole. E allora forse, Kaspar Hauser è solo il simbolo della inconsapevole e ingenua libertà di non appartenere a nessun schema prestabilito, di essere fuori dall'ordinario, fuori dalle “correnti del tempo”. Herzog gestisce bene questo bisogno di chiarezza nella figura di Hauser, non tanto per sapere chi fosse, da dove venisse, ma semplicemete per capire cosa davvero ha rappresentato e cosa ancora rappresenta. Una lezione di tolleranza? Un rimprovero al cinismo? Kaspar Hauser è una figura fallimentare, romantica, ma non lontana; l'uomo e la sua natura rimagono uguali nel tempo, sempre alla ricerca di qualcosa di mistico, divino, mentre la realtà sarebbe molto più semplice se solo i valori idealizzati venissero applicati nella quotidianità. Ed è così che Herzog con la sua rivisitazione del mito di Hauser non vuole impartire nessuna lezione universalistica ma semplicemente un modo intimo di trovare il modo di sentirsi più liberi e meno costretti ad appartenere a schemi sociali che molto spesso non ci rispecchiano. Con il suo solito stile poetico e la sua elegenza sofisticata, la finzione che Herzog costruisce attorno ad Hauser ha un'impronta documentarista sulla società tedesca romantica, conquistata da un ardente e ansioso desiderio di sapere e vivere ma troppo intrappolata nei suoi dogmi. Esattamente come il mito, la leggenda, o più semplicemente il trovatello Kaspar Hauser.
Questo film ai tempi che lo vidi, è stato come avere un pugno sullo stomaco. Davvero spietato e vero nel finale.
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