mercoledì 1 dicembre 2010

Benvenuti, ovvero vietato l'ingresso agli estranei (1964)

Titolo Originale: DOBRO POZHALOVAT, ILI POSTORONNIM VKHOD VOSPRESHCHYON
Regia: Elem Klimov
Interpreti: Viktor Kosykh, Aleksej Smirnov, Evgenij Evstigneev, Arina Aljeinikova, Il'ja Rutberg Durata: h 1.11 Nazionalità: URSS 1964 Genere: commedia
Durante un campo estivo dei "Pionieri sovietici" (organizzazione per fanciulli dai 9 ai 14 anni), un ragazzo vivace viene espulso: invece di tornare a casa e affrontare la nonna, devota ammiratrice di Khrushëv, preferisce nascondersi…


Elem Klimov, prima di arrivare alla proclamazione assoluta del suo amore per il mondo dell'infanzia in “Va' E Vedi” si cimenta qui per la prima volta nel raccontare una storia di bambini rivolta però agli adulti che dovrebbero tornare per un istante ad essere fanciulli. Se non altro almeno per assaporare meglio la bellezza della vita e poterla vivere con più spontaneità.

Già i bambini, bellissimi nella loro semplicità, ancora protetti da dalle brutture del mondo grazie alla loro immaginazione e alla loro naturalezza. I bambini sono coerenti con loro stessi, sono fedeli alla loro natura e non hanno paura di dimostrarlo. Se esiste una sola interferenza quella è l'ottusità degli adulti che credono di dover intervenire nell'educazione solo attraverso atteggiamenti pedagocici coercitivi. E chi meglio dell'educazione sovietica ha fatto di questo un vero e proprio vanto? E allora non è poi così strana la scelta di Klimov di raccontare la storia di una colonia-colleggio che molto probabilmente ha dovuto visitare anche lui durante la sua infanzia.
Lasciarsi andare a risate allegre senza avere una ragione o compiere gesti apparentemente sciocchi potrebbe essere un buon antidoto al male della maturità. I bambini di “Dobro Pozhalovat” potrebbero essere immagini o personaggi dell'infanzia del regista o anche personaggi della nostra infanzia.

Il bello di “Dobro Pozhalovat” è che non c'è ne' propaganda ne' denuncia, solo tanta nostalgia di un mondo fragile ma che resiste proprio grazie a quella genuinità dei gesti e la sconfinata abilità di saper piegare la realtà alla fantasia.
Klimov è innamorato di quel mondo e ne riconosce l'importanza e per fare questo ridiventa bambino egli stesso: gioia e giocosità si cogliono dall'uso quasi allegro che fa della cinepresa ma è quasi impossibile non notare un velo di malinconia e di amarezza. E quindi un mondo chiuso, fatto di segreti legati alla sconfinata e indecifrabile immaginazione blindata in un labirinto di complesse sensazioni e sentimenti che però trovano sfogo in modo straordinario nei modo candidi e diretti dei bambini. Si, un mondo che da il benvenuto a tutti ma che può essere anche molto angusto e se si entra in modo sbagliato sa chiudersi in modo quasi ermetico divenendo incomprensibile.

“Dobro Pozhalovat” si inserisce bene nella trasformazione del cinema Sovietico post-Stalin, che quasi casualmente si fa più divertente e divertito quando racconta certi temi e lascia perdere almeno ufficiosamente tutti quegli intenti propagandistici ormai obsoleti che non fanno presa su nessuno. Un Cinema che diventa più “occidentale” senza perdere i suoi tratti caratteristici. Klimov è un grande esponente del cambiamento ed è curioso poter analizzare la sua evoluzione e come col tempo abbia maturato una visione un po' più introspettiva e profonda del mondo. Molto probabilmente il bambino che c'è in lui è diventato troppo grande o troppo consapevole del male del mondo, ed ecco che si arriva a Florya.

Qualunque sia stato il suo cammino, il Klimov degli inizi è un bambino nel corpo di un adulto (Avventua Di Un Dentista dovrebbe dirci qualche cosa) e il suo film pieno d'amore divertito ricoperto da un velo di nostalgia è come un bellissimo ricordo da tenersi caro. Un ricordo d'infanzia.