Inno, ode, lode all'epoca Barocca come massima rappresentazione della decadenza morale e sociale che affronta periodicamente il ciclo storico. Molto più simile alla nostra società contemporanea di quanto non si immagini, l'epoca barocca è combattuta nei suoi binari paralleli di opposti che la compongono cercando una logica di fondo tra il brutto e il bello, il vecchio e il nuovo, il fatiscente e e l'elegante.
sabato 27 marzo 2010
I misteri del giardino di Compton House (1982)
Inno, ode, lode all'epoca Barocca come massima rappresentazione della decadenza morale e sociale che affronta periodicamente il ciclo storico. Molto più simile alla nostra società contemporanea di quanto non si immagini, l'epoca barocca è combattuta nei suoi binari paralleli di opposti che la compongono cercando una logica di fondo tra il brutto e il bello, il vecchio e il nuovo, il fatiscente e e l'elegante.
Flesh (1968)
Flesh di Paul Morrisey non è comprensibile se tolto dal contesto in cui si trova e per il quale è stato creato. Perchè Flesh (ma anche come Trash e molti altri film di Morrisey) è una creatura indivisibile dalla art house di Andy Wharol e della sua concezione estetica di corpo vivo e anche per questo oggetto sessuale. Joe è una figura, un oggetto, un'immagine ma anche se passivo, consapevole di esserlo e quindi implicitamente attivo. Attivo perchè appartiene ad una categoria, ad un modello di vita, ad una delineazione ben precisa di corpo, persona e idea. L'idea di bellezza estetica di Morrisey è legata a quella di Wharol e a quella della sua pop-art e appartiene al dinamismo sociale americano di fine anni 60 che darà vita al 68 e a tutte le sue piccole, grandi rivoluzioni in cui I corpi sono tali solo se appartengono all'idea di corpo solo se si esprimono non solo fisicamente-esteticamente ma anche sessualmente, cioè se si comportano e se agiscono per ciò che sono stati creati.
E' un film documentaristico, lontano da effetti drammatici enfatizzati, non cerca neanche di essere un film drammatico nel senso classico del termine, uno di quei film realizzati lontani da Hollywood e dai suoi schemi. E' uno dei primi passi verso il cinema indie americano che trova un suo pubblico, un suo contesto. Non si può immaginare Flesh lontano da Andy Wharol, lontano dai cambiamenti sociali giovanili, lontano dagli anni 60 americani.
mercoledì 24 marzo 2010
Il Profeta (2009)
Audriard fa sciovalare la narrazione in modo così fluido da non mostrare esplicitamente la personalità di Malik, che si deve evolvere ed esplicitare attraverso le sue azioni, così da lasciarlo nel mistero: senza passato, senza cultura, senza storia, Malik è l'uomo nuovo, che impara, elabora, fagocita tutto e di questo tutto ne fa una cosa sola che col tempo diventerà sua.
sabato 20 marzo 2010
Il Cattivo Tenente (2009)
Terence McDonagh, detective della Squadra Omicidi del Dipartimento di Polizia di New Orleans, salva un prigioniero che rischia di annegare nella furia dell'uragano Katrina. Durante l'operazione subisce un grave infortunio alla schiena. Viene promosso Tenente, gli prescrivono degli antidolorifici e lo riammettono in servizio. Un anno dopo, Terence ha una dipendenza dal Vicodin e dalla cocaina, sostenuta dalla presunzione di saper svolgere il proprio dovere, di essere un poliziotto migliore di quanto non sia mai stato.
Random Toughts # 2
La Proposta (2005)
Il mercante delle quattro stagioni (1971)
L'impostazione quasi teatrale da una sensazione di coinvolgimento totoale nella quale lo spettatore si ritrova immerso usando come occhio la telecamera, Fassbinder stimola le sensazioni ma sopratutto toglie alla narrazione qualsiasi retorica ideologica. I personaggi rappresentati nella loro natura più reale ed effimera non comunicano però un senso di realismo, ma al contrario una dimensione quasi distaccata dalla realtà. La freddezza formale, l'emotività ricercata molto spesso funziona ma altre volte lascia in bocca un senso spietato di repulsione.
mercoledì 17 marzo 2010
Mine Vaganti (2010)
Dopo il traballante Un Giorno Perfetto, Ferzan Ozpetek ritorna in grande forma con questa commedia dai gusti amari per raccontarci con affetto e profonda ironia una tipica famiglia italiana: ancora al passato e alle tradizioni, non per convinzione ma per la paura “di quello che dice la gente”, la paura di cambiare, è la base di una storia di segreti, incomunicabilità, affetti familiari la cui forma ed esistenza dipende da un rapporto di esigenza-sopportazione dettato appunto da tutto ciò che non è stato detto e da tutto ciò che è stato nascosto. L'apparente equilibrio e forza dei Cantone in realtà è fittizzio, ma i disagi, i problemi, sono la chiave per trovare l'autenticità e la felicità, che alla fine arriva, sopratutto sotto la forma di accettazione di questi figli “diversi”.
Ozpetek ha rischiato parecchie volte di cadere nella banalità nei suoi precedenti film, e forse anche qui nel complesso qualche forzatura c'è stata, ma non trascina la narrazione per le lunghe e il risultato è un film fluido, con personaggi che se anche un tantino stereotipati, sono gradevoli e amabili. Uno spirito ironico, magari non sempre incisivo, ma che non calca la mano e quindi descrive con disgrezione vecchie e nuove concezioni di coppia, famiglia, “diverso” nel nostro paese, ma non cercando di dare una spiegazione, semplicemente ponendosi in una posizione di relativismo per dare ad entrambe le parti in gioco una eguale importantza.
Un film dai colori accesi e vivaci, interpretazioni dal giusto equilibrio comico e drammatico, con alcune sorprese come Riccardo Scamarcio e Alessandro Preziosi.
sabato 13 marzo 2010
Gran Torino (2008)
Ogni essere umano merita rispetto, ma solo per quello che è realmente e per quello che fa tutti i giorni.Una persona è la sua storia, le persone che incontra, le cose che dice, le cose che fa, le cose che pensa, ed Eastwood ci insegna che le ombre non sono meno importanti delle luci in un'anima, e che nessun difetto per quanto grave, può essere nascosto, e dev'essere invece condiviso. Quante cose ci ha insegnato Eastwood durante la sua carriera, tantissime cose. Ma questa volta il suo insegnamento è racchiuso in un piccolo gioiello, ben custodito e ben curato con gelosia e devozione. Come una Ford Gran Torino del 1972.Toccante, adorabile. Il miglior film del 2008.
Random Thoughts
Giustizia sociale per Geroges Franju. Siamo lontani storicamente dalla ribellione di Feuillade di inizio secolo ma permane ancora la feroce critica al sistema capitalista bramoso di denaro e potere. Rimane intatto il fascino ambiguo e misterioso di Judex, in questo film-omaggio spassionato che al vecchio Feuillade non sarebbe dispiaciuto affatto.
In Cerca di Mr. Goodbar di Richard Brooks (1977)
Donne Senza Uomini (2010)
Quello che si vive è un sogno, sospesi tra vita e morte, ma anche tra il sentirsi ancora vivi desiderando la libertà e invece morire dentro a poco a poco. rinunciandovi Munis, Faezeh, Fakhiri e Zarin, lasciano che il tempo scorra, che lo spazio si delimiti rassicurate dalla loro dimensione privata di sogno, di invenzione, di creazione speciale e unica di questo giardino immenso che quiete accoglie le loro speranze. Chi più chi meno attaccata alla vita, sarà colei che è più vicina a lasciarla a buttarvici a capofitto, senza protezione, comunque non ignara che la morte alla fine, avrà la vittoria su tutto.
Shirin Neshat riempie di simbologie questo racconto di donne, forse rallentando un po' la struttura, ma Donne Senza Uomini si apprezza sopratutto per la bontà degli intenti, per la bella prova delle sue protagoniste e per purissimi momenti di pathos. Non è propiamente un film, forse è poesia, è fotografia, ma è anche politica. L'eccessiva politicizzazione della storia dunque, allontana il film dalla grandezza, ma non può essere visto non accettando il fatto di vedere una storia, un tempo, un luogo tutto iraniano, e quindi impregnato di quell'ostinato orgoglio e determinazione che appartiene a chi ancora vuole combattere per la propria libertà. Un popolo che non hai mai smesso di combattere. E primi fra tutti ci sono le donne, senza uomini.
mercoledì 10 marzo 2010
La Fiamma Del Peccato (1944)
Un omicidio che per genialità ed efficenza farebbe impallidire anche il killer più incallito, ma che tuttavia fa da contorno ad una storia d'amore disturbata e, dove il regista si sofferma più volte a scrutare l'attrazione fisica (più che psichica) che i due protagonisti nutrono l'uno per l'altra. Barbara Stanwyck, di un fascino esagerato, trasmette con efficenza tutta la malvagità del suo personaggio e Fred MacMurray, nella parte del ragazzo rude ma sempliciotto, funziona alla perfezione. Un gioiello non solo del genere noir, non solo della filomgrafia di Wilder, ma sicuramente di tutto la storia del Cinema.
L'enigma di Kaspar Hauser (1974)
Un film di Werner Herzog. Con Bruno S., Brigitte Mira, Walter Ladengast Titolo originale Jeder für sich und Gott gegen alle. Drammatico, durata 110 min. - Germania 1974.
L'incomprensibile, l'impenetrabile e l'impreparazione cronica umana di capire e sopratutto accettare ciò che è diverso porta a considerare quello che è fuori dall'ordinario come un fenomeno, un “freak”, qualcuno da compatire con patetica pietà. Ma chi è davvero diverso? Chi è davvero malato, strano, deviato? Chi cerca di vivere la sua natura? Oppure chi le altre nature non riesce ad accettarle? Esiste solo una natura? Solo una visione sociale della vita e dell'uomo? La vera storia di Kaspar Hauser (che sia stato un impostore o no) dimostra come l'uomo sia governato da influenze sociali che ha costruito egli stesso e di cui ora è solo vittima inconsapevole. E allora forse, Kaspar Hauser è solo il simbolo della inconsapevole e ingenua libertà di non appartenere a nessun schema prestabilito, di essere fuori dall'ordinario, fuori dalle “correnti del tempo”. Herzog gestisce bene questo bisogno di chiarezza nella figura di Hauser, non tanto per sapere chi fosse, da dove venisse, ma semplicemete per capire cosa davvero ha rappresentato e cosa ancora rappresenta. Una lezione di tolleranza? Un rimprovero al cinismo? Kaspar Hauser è una figura fallimentare, romantica, ma non lontana; l'uomo e la sua natura rimagono uguali nel tempo, sempre alla ricerca di qualcosa di mistico, divino, mentre la realtà sarebbe molto più semplice se solo i valori idealizzati venissero applicati nella quotidianità. Ed è così che Herzog con la sua rivisitazione del mito di Hauser non vuole impartire nessuna lezione universalistica ma semplicemente un modo intimo di trovare il modo di sentirsi più liberi e meno costretti ad appartenere a schemi sociali che molto spesso non ci rispecchiano. Con il suo solito stile poetico e la sua elegenza sofisticata, la finzione che Herzog costruisce attorno ad Hauser ha un'impronta documentarista sulla società tedesca romantica, conquistata da un ardente e ansioso desiderio di sapere e vivere ma troppo intrappolata nei suoi dogmi. Esattamente come il mito, la leggenda, o più semplicemente il trovatello Kaspar Hauser.
sabato 6 marzo 2010
Estasi Degli Angeli (1972)
Data di uscita, 1972 Gener, eDrammatico
Ricalcando in larga misura gli intenti che quasi dieci anni prima, e manco farlo apposta proprio all'inizio del decennio "rivoluzionario", aveva affrontato Godard nel suo La Cinese, Wakamatsu toglie completamente lo spirito ironico e analitico e trasforma il disagio della sconfitta in puro dramma, terrore e delirio violento, soprattuto mentale e sessuale.
Un film dai grandi significati simbolici che però si chiude nelle sue più strette convinzioni che alla fine formano un circolo vizioso di contenuti profondi ma mal spiegati e proposti che rendono la storia stancante. Un film comunque dal forte pathos, assolutamente distruttivo e diffcile da digerire come nella migliore tradizione Wakamatsu.