REGIA: Shirin NeshatSCENEGGIATURA: Shirin Neshat, Shoja AzariATTORI: Pegah Ferydoni, Shabnam Tolouei, Orsi Tóth, Arita Shahrzad
Si vive dentro ad un sogno, trasportati dalla magia di un mondo sospeso, il giardino nella sua pace sembra un limbo dove il tempo si ferma e dove sembrano lontane le grida, le sofferenze, i disagi. Un sogno che sembra non finire, un sogno che sembra esserci sempre stato. Ma la realtà, anche nella sua più gretta forma è sempre più potente del sogno che spezza il suo incantesimo. E così, quattro donn,e accomunate solo da un disperato bisogno di libertà, si ritrovano in questo giardino forse consapevoli più di ogni altro che quello che stanno vivendo non durerà per sempre, e allora meglio coglierne tutta l'essenza nel minor tempo ma anche nel miglior modo possibile.
Quello che si vive è un sogno, sospesi tra vita e morte, ma anche tra il sentirsi ancora vivi desiderando la libertà e invece morire dentro a poco a poco. rinunciandovi Munis, Faezeh, Fakhiri e Zarin, lasciano che il tempo scorra, che lo spazio si delimiti rassicurate dalla loro dimensione privata di sogno, di invenzione, di creazione speciale e unica di questo giardino immenso che quiete accoglie le loro speranze. Chi più chi meno attaccata alla vita, sarà colei che è più vicina a lasciarla a buttarvici a capofitto, senza protezione, comunque non ignara che la morte alla fine, avrà la vittoria su tutto.
Shirin Neshat riempie di simbologie questo racconto di donne, forse rallentando un po' la struttura, ma Donne Senza Uomini si apprezza sopratutto per la bontà degli intenti, per la bella prova delle sue protagoniste e per purissimi momenti di pathos. Non è propiamente un film, forse è poesia, è fotografia, ma è anche politica. L'eccessiva politicizzazione della storia dunque, allontana il film dalla grandezza, ma non può essere visto non accettando il fatto di vedere una storia, un tempo, un luogo tutto iraniano, e quindi impregnato di quell'ostinato orgoglio e determinazione che appartiene a chi ancora vuole combattere per la propria libertà. Un popolo che non hai mai smesso di combattere. E primi fra tutti ci sono le donne, senza uomini.
Quello che si vive è un sogno, sospesi tra vita e morte, ma anche tra il sentirsi ancora vivi desiderando la libertà e invece morire dentro a poco a poco. rinunciandovi Munis, Faezeh, Fakhiri e Zarin, lasciano che il tempo scorra, che lo spazio si delimiti rassicurate dalla loro dimensione privata di sogno, di invenzione, di creazione speciale e unica di questo giardino immenso che quiete accoglie le loro speranze. Chi più chi meno attaccata alla vita, sarà colei che è più vicina a lasciarla a buttarvici a capofitto, senza protezione, comunque non ignara che la morte alla fine, avrà la vittoria su tutto.
Shirin Neshat riempie di simbologie questo racconto di donne, forse rallentando un po' la struttura, ma Donne Senza Uomini si apprezza sopratutto per la bontà degli intenti, per la bella prova delle sue protagoniste e per purissimi momenti di pathos. Non è propiamente un film, forse è poesia, è fotografia, ma è anche politica. L'eccessiva politicizzazione della storia dunque, allontana il film dalla grandezza, ma non può essere visto non accettando il fatto di vedere una storia, un tempo, un luogo tutto iraniano, e quindi impregnato di quell'ostinato orgoglio e determinazione che appartiene a chi ancora vuole combattere per la propria libertà. Un popolo che non hai mai smesso di combattere. E primi fra tutti ci sono le donne, senza uomini.
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