Nell'avanzatissimo Belgio di metà anni 70 la donna-oggetto è quanto mai presente, alla stessa guisa di altre realtà, e allora forse l'universalismo dell'opera di Chantal Akerman (che avrà grande influenza nei cinneasti come Gus Van Sant e Todd Haynes) è proprio questo: l'omologazione della figura femminile, nel suo essere per l'uomo prima oggetto e poi persona, persona che spesso non viene neanche scoperta. L'universalismo nella figura di Jeanne Dielman è proprio questo: la donna vive in una costante oppressione che si alterna alla noia che sfoga un po' nell'appropriazione di questa figura-oggetto e nel suo successivo liberarsi, spesso con violenza e spesso con dolore.
Inutile dire che sia un film femminista, lo si capisce anche dal titolo, ma la cosa interessante è che il femminismo si slega da tutti quei luoghi comuni tipici del movimento e non ha paura di mostrare una donna veramente donna con tutti i suoi annessi (compreso l'orgasmo che arriva al terzo giorno, uno dei punti massimi del climax). Delphin Seyrig tanto brava quanto rarefatta, ambigua, inafferrabile.
lunedì 17 maggio 2010
Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (1976)
Tre giorni nella vita di Jeanne Dielman costretta a prostituirsi per mantenere se stessa e il figlio adolescente.
Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles nella sua titanica lunghezza (più di 3 ore), più che una rappresentazione universale-generale della figura femminile post-68 e post-moderna, è sopratutto il ritratto molto intimo e molto silenzioso di una donna comune intrappolata nella sua quotidiana lotta alla sopravvivenza, più che dal mondo, da se stessa. L'involucro di apparente pacatezza si incrina quando il limite di sopportazione si fa via via più sottile e la pazienza si esaurisce. E' un film che nella sua struttura orizzontale riesce a dare un crescendo alle emozioni sopratutto grazie alla carta dell'esasperazione, cioè che sembra ripetersi all'infinito, i movimenti, i gesti, gli ambienti, in realtà si differenziano per il sempre maggiore parossismo, per un film che più di un tratto diventa morboso.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Interessante, lo cercherò :)
RispondiElimina