lunedì 31 maggio 2010

Heat- La Sfida (1995)

Los Angeles. Un rapinatore, McCauley (Robert De Niro) e la sua fedele banda criminale segnano un colpo spettacolare ad un furgone portavalori. Chiamata ad investigare è la squadra rapine e omicidi, capeggiata da un incrollabile poliziotto, Vincent Hanna (Al Pacino) che fiuta subito l'odore di una preda difficile.

Spesso è difficile trovare delle giuste chiavi di lettura in film complessi come Heat. Il film di Michael Mann tuttavia può essere scisso in due storie che sommandosi danno vita alla vicenda del film stesso. La prima storia è quella del gangster Neel, uno tutto d’un pezzo, glaciale, quasi irreale, vestito sempre di completi scuri e con una rigida disciplina che sacrifica affetti, amori, sentimenti. L’altro è il tenente Vincent, anche lui uomo rigido ma travolto dall’incapacità di saper coniugare giustamente amore e lavoro. Il primo è totalmente privo di una capacità affettiva, o quasi, poiché, forse nel momento più insolito della sua vita, decide di innamorarsi di fidarsi, di lasciarsi andare. Il secondo invece nel momento sbagliato si rende conto che non può in alcun modo sacrificare nulla della sua vita o del suo lavoro, non riesce a comunicare anche se vorrebbe, non riesce a liberarsi dei suoi tormenti. Cos’hanno in comune queste due figure, simbolo di una città come quella di Los Angeles, costellata da criminali e poliziotti, tutti dediti più alla sopravvivenza che al rispetto delle proprie regole? E in cosa sono diversi? Se Mann ci propone una visone sentimentalistica e affettiva dei due personaggi, risulta naturale non solo confrontarli caratterialmente ma anche intellettualmente. Quali sono i loro scopi, i loro fini, le loro idee, le loro opinioni? Anche se entrambi eseguono i loro mestieri con sorprendente, quasi inusuale, meticolosità, uno (Neel) lo fa per scruopolo, per professionalità l’altro (Vincent) lo fa per svago e soprattutto per esigenza.

Neel ha fini, Vincent ha scopi. Mann ci fa capire quanto entrambi si sentano così simili, ma anche così distanti proprio per le differenze che definiscono le loro vite; ma sentono che c’è una qualità che li avvicina, quasi come due amici d’università, quasi come due compagni di gioco d’infanzia: la necessità di sopravvivere, chi alla sua vita, chi ai suoi demoni. Ma non è solo questo il tema che Mann ci propone, non è solo il confronto fra due facce della stessa medaglia che ci vuole offrire. Un altro aspetto è quello della vendetta, un altro è quello dell’amicizia, un altro è quello dell’abnegazione, tanti spunti che insieme offrono una panoramica dei sentimenti più comuni, ma anche più deleteri se compaiono nel momento inopportuno. La bravura dei due attori protagonisti Pacino e De Niro non può essere commentata poiché è difficile aggiungere qualsiasi cosa alla perfezione. Si incontrano solo in due scene, ma è giusto così, è giusto che entrambi abbiano i loro ruoli, il loro personaggio incondizionato dall’altro ma vicino all’altro. Uno distaccato, uno concreto; uno etereo, uno terreno. Così diversi nei loro caratteri ma così simili nei loro difetti, nei loro pensieri. La scena finale è pura poesia, la scena della caffetteria magistrale. Due attori, due tipi di recitazione a servigio di una regia che è impeccabile. Un regia notturna in una città come Los Angeles teatro bellissimo e suggestivo di una scena sofferta. Una regia nobile, sofisticata, pura, limpida, libera da ostacoli. Un film che è Cinema davvero, e per una volta non si deve avere remore di chiamare capolavoro un opera intensa, intrisa di passione, di vorace poesia.

1 commento:

  1. Ottimo, l'ho recensito anch'io questo film, un poliziesco inaspettatamente psicologico. Fotografia straordinaria e scene d'azione magistrali. Certo che con un cast così...

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