Ruth (Kate Winslet) è una bella ragazza australiana che si reca in India alla ricerca di una nuova spiritualità. Quando la famiglia viene a sapere che Ruth viene plagiata da un Guru del posto, preoccupata, decide di affidare a P. J. (Harvey Keitel), consulente spirituale, il compito di riportare a casa la ragazza.
Questa volta Jane Campion abbandona le tonalità scure di eroine in continua ricerca della loro libertà per arrivare a quelle più dorate e calde della spiritualità, dell'India e di Anna, ragazza già emancipata che al contrario delle sue “colleghe” Ada e Isabel vuole invece disfarsi della sua vita.
Reduce da due capolavori come The Piano e Ritratto Di Signora, Holy Smoke non è all'altezza dei due film precedenti ma può essere inteso comunque come un degno esperimento dedicato alla pricerca della spritualità tipica della donna moderna. Ruth, ragazza sveglia, tenace, sensibile (resa magnificamente da una Kate Winslet reduce da Titanic) è l'evoluzione delle altre donne che la Campion ci ha raccontato. Una ragazza finalmente capace di disporre della sua vita e della sua sessualità e per questo alla ricerca di nuone sensazioni.
Ruth è il primo personaggio veramente forte della filmografia della Campion, non più vittima ma “carnefice”, non pià sottomessa alla famiglia alla società ma sarà lei a sottomettere alle sue volontà chi le sta accanto. La sua evasione in India è molto più che un capriccio, è la voglia di scappare da un mondo di ipocrisie e consuetudini conservatrici.
Purtroppo, il rapporto tra Ruth e il suo “salvatore” P.J. non sembra avere quella naturale esigenza di esistere e sembra sopravvivere più per disperazione. Tuttavia è curioso vedere chi in questo rapporto amore/odio sia davvero il salvatore. Una situazione di ambiguo desiderio di trovarsi l'uno accanto all'altra che lentamente evince come la “spiritualità” si possa trovare sopratutto nelle cose più semplici.
Natura arida, selvaggia, paesaggi australiani che sembrano post-apocalittici offrono uno scenario perfetto a questa vicenda. L'ambiente neutrale di una natura completamente immobile e osservatrice che lascia libero sfogo alle azioni di Ruth e P.J.
La regia della Campion è precisa, forse fin troppo, alcune volte rischia di rasentare il manierismo e l'attenzione per la forma spesso ruba l'anima alle situazioni. Inutile dire che la solidità delle interpretazioni della Winslet e di Keitiel aiutano il film ad alzarsi molte volte dalla ripetitività immobilismo.
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