Un film di Todd Solondz. Con Christina Brucato, Eric Mabius, Heather Matarazzo Titolo originale Welcome to the Dollhouse. Drammatico, durata 87 min. - USA 1996.
Il regista Todd Solondz a metà anni 90 si fa notare prepotentemente con questo piccolo gioiello di cattiveria e acrimonia. Nel mondo quasi fatato (il titolo originale "Welcome to Dollhouse rende meglio l'idea) e perfetto della provincia americana si perpetua sulle spalle della piccola Dawn Wiener un sistema di torture psicologiche che farebbe paura al più accanito dei serial killer. Lei goffa e bruttina è in perenne competizione con la sorellina più piccola (sulla quale ha vaghe e isolate fantasie omicidie), aggraziata e simile ad una Barbie; i compagni di scuola la odiano ed è l'oggetto di scherzi di bulletti e reginette di bellezza; i genitori la ignorano completamente, ma ancor peggio nei pochi istanti in cui si accorgono della sua presenza si accaniscono su di lei scambiando il suo atteggiamento da ribelle come capricci e non come un disperato tentativo per farsi notare.
Nemmeno la cottarella per l'amico liceale del fratello maggiore riuscirà a darle un po' di sostegno.
Troverà un po' di comprensione solo nel bulletto della scuola, anche lui maltrattato da un sistema che non riesce a comprenderlo, ignorato dai genitori e stracarico di rabbia repressa che infligge sotto forma di minacce sessuali su Dawn che in realtà non sembra tanto disprezzare, perchè se non altro, c'è almeno qualcuno che si occupa di lei.
Un film che non lascia tanto all'immaginazione ed è direttissimo nella sua crudeltà. Diversi momenti di violenza (fisica ma sopratutto psicologica) che si scatenano su Dawn e che non riesce a respingere, un muro di incomprensione e indifferenza la separa da un mondo che lei vede dall'altra parte della staccionata e che non riesce toccare. Le sue fantasie, tipiche di una bambina di 11 anni, si infrangono con la dura realtà alla quale non è mai stata preparata. Un mondo di adulti indaffarati e distanti che crescono figli incattiviti e abbruttiti dalla loro indifferenza e noncuranza. La critica di Solondz è palese e molto semplice: Dawn è l'elemento che incrina il fragile equilibrio della tipica famiglia americana dalle vacanze al lago, dalla TV via cavo, dalla carta da parati color pesca e berlina nel garage, abbellita solo dalle inutili cose materiali con le quali si circonda ma completamente priva di quell'amore e pazienza che rende un casuale aggregato di persone una vera famiglia.
Senza happy-end come è giusto che sia, Dawn rimane da sola circondata da indifferenza e con la difficoltà di dover crescere senza una guida, e accerchiata da androidi tutti uguali che agiscono in modo uguale, sarà solo lei nella sua diversità ad essere quella mina pericolosa che vaga per la piccola provincia del New Jersey, pronta ad esplodere.
condivido quanto dici. film bellissimo, titolo italiano stupido, ma non è una novità.
RispondiEliminaBellissimo film di Solondz, il film sorprende proprio perchè non lascia spazio all'immaginazione dell'attuazione della fuga.
RispondiEliminaSolondz è un grande. Tutti i suoi film sono carichi di emozioni spesso represse.
RispondiEliminaSono d'accordo con tutti voi. E' film piccolo ma drastico nella sua semplicità...E' davvero fantastico.
RispondiEliminaSono riuscita a recuperarlo si la storia è interessante di per se, non appena finisco di vederlo esprimo il mio parere ;)
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