martedì 6 aprile 2010

Nodo Alla Gola (1948)

Due giovani ricchi e omosessuali strangolano un amico, così per provare, e ne nascondono il cadavere in una cassapanca intorno alla quale organizzano un piccolo party, invitando i parenti dell'ucciso, ma anche un loro professore.
Nodo Alla Gola è l'inizio di quel percorso portato a termine da Vertigo e La Finestra sul Cortile, e forse è proprio questo il capolavoro massimo di Hitchcock. Tutta la sua abilità è espressa in un percorso filosofico in cui il delitto è irrilevante e il terrore non sta nell'azione ma nella mente. E' un'analisi freudiana dell'intelletto umano: fino a dove può spingersi un individuo; fino a che punto è capace di portare a termine le proprie idee; e perchè queste idee possono essere giuste, valide e corrette? E' giusto che ognuno tenga fede alle proprie dottrine pur sapendo di danneggiare gli altri? Hitchcock non sembra dare una risposta ma dimostra come tutta l'umanità sia sottomessa a dei principi a dei canoni di vita imposti per la comune sopravvivenza. Questi principi non possono essere superati neanche con il disprezzo della morale perchè anch'essa è un frutto di questa educazione al rispetto e alla disciplina. Fuori da questa disciplina non c'è niente, non esiste l'uomo. La società civilizzata che ha messo delle regole per autocontrollarsi, è per Hitchcock, solo una trappola in cui l'essere umano deve per forza saperci vivere. C'è un valore comune, quello del rispetto della vita, che siamo così abituati a vedere in ciò che ci circonda da averlo fatto nostro. Isituzioni e strutture sociali ce l'hanno inculcato così profondamente nella testa che l'abbiamo dato per scontato e neanche ci poniamo il dubbio se questo valore sia sempre e comunque valido. Hitchcock dubita di questo e fa notare che anche un valore così assimilayo può essere messo da parte per accontentare l'agire personale (in questo caso realizzare il delitto perfetto). Un film tanto filosofico quanto così chiaro. E' un terrore mentale, è il terrore che gli uomini provano l'uno verso l'altro, è il terrore per i difetti e le imprecisioni che porta l'uomo a smentirsi e a tradirsi. E' sadico, è cinico, è amorale, puro virtuosismo tecnico. C'è una morale individuale in ognuno dei protagonisti che agisce per il proprio meglio, ma è anche vero che tante maroli possono anche annullarsi, ed è per questo che la morale individuale è più labile e debole. E' quasi, anzi forse lo è, un racconto di una micromondi che si incontrano e si scontrano. E' il film di Hitchcock nel quale si incontra più facilmente una base che va oltre la semplice volontà di impressionare e intrattenere. C'è una nuova teoria della tensione: non è solo nelle azioni dei soggetti, non solo nell'evolversi della storia, ma anche all'interno degli individui. Un terrore dei pensieri appunto. Nel film non si vuole dare una giustificazione alle teorie superomistiche portare avanti dai protagonisti, quanto una loro rinnegazione: Hitchcock non afferma "questo è giusto, questo è sbagliato, ci sono i perfetti e quelli meno perfetti", sono pensieri sviluppati dalle azioni dei protagonisti che il regista ha creato e che sfrutta, usa e getta, per poi dimostrare che nessuno è in grado di potersi sentire superiore agli altri per il semplice motivo che ognuno agisce in modo diverso a seconda delle circostanze. C'è l'ambiguità delle azioni, e da qui parte il rapporto tra spettatore e testo filmico e da questo che è tenuto in piedi. Non è semplice scambio di cortesie tra il regista e il suo pubblico, altrimenti si ridurrebbe ad un semplice, seppur sublime, esperimento di intrattenimento. Il perchè Hitchcock riesce ad instaurare un rapporto così stretto e sottile con il pubblico è perchè gioca, non solo con i suoi sentimenti, ma con i valori morali che possiede che ha dato per scontato, ma che si sgretolano davanti alla realtà che ognuno agisce per perseguire il suo meglio. Questa è l'incognita perenne di come una persona può agire davanti a situazioni diverse e nuove durante il corso della sua vita.

6 commenti:

  1. E del comparto tecnico ne vogliamo parlare? Un lungo e perfetto piano sequenza (ma ci sono degli impercettibili tagli, avevo letto) che solo a pensarci potrebbe annoiare: un film ambientato in una stanza? Che eresia!
    Invece è un capolavoro, o comunque ci va vicino.

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  2. i tagli ci sono e si vedono, se uno fa un po' d'attenzione. non era tecnicamente possibile girare un piano sequenza così lungo. ma questo ha pochissima importanza: la suspence è altissima, il logorio emotivo quasi insopportabile... lo stesso dicasi per il personaggio di jimmy stewart. lo adoro! (il film, a jimmy tirerei una scarpa)

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  3. In effetti è un po' fastidioso, salvo poi rendersi conto che i suoi insegnamenti puramente teorici non danno buoni frutti nella pratica.

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  4. hai detto tutto, la quintessenza del grande maestro della tensione.

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  5. hitchcock manca ancora nel mio blog, visti anni addietro quasi tutti, tranne questo, grazie, sarà la volta buona che ne scrivo finalmente. :)

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